Mi chiamo Marco, vivo a Milano con mia moglie, mia figlia e un meraviglioso gatto dal quale ogni giorno imparo qualcosa.

Da più di vent’anni pratico e studio la meditazione nelle sue varie forme, da quelle più antiche a quelle più contemporanee, mantenendo sicure e solide radici nei profondi insegnamenti del Buddha.

Ma è solo sei anni fa che ho scoperto, quasi per caso, di avere una capacità naturale di condurre le persone in uno stato di dolce assorbimento profondo, uno stato dal quale si esce rigenerati, come da un viaggio di scoperta.

Prima di raccontarti come, ecco due parole su di me.

Ti racconto di me

Ho passato la prima parte della mia esistenza fra gli Stati Uniti (la mia splendida mamma era di New York) e l’Italia, in continui viaggi e traslochi con la mia famiglia, in una sensazione di continua scoperta di nuove vite, nuovi mondi.

Ricordo, quando eravamo in Italia, l’eccitazione per i pacchi dono del nonno, scatoloni che arrivavano via nave dall’America e contenevano cose che qui non si erano ancora viste: cereali, peanut butter, fumetti, libri, dischi… e la mia assoluta felicità quando in una scatola trovai degli smaglianti stivali da cowboy taglia bambino!

Di città in città, sono infine approdato a Milano, dove ho frequentato il liceo classico negli anni Sessanta, quelli della contestazione; sognando il rinnovamento totale della società e dei rapporti interpersonali, immerso nella musica della mia generazione.

Ma al di là del momento storico così speciale, a calamitare i miei interessi era più di tutto la ricerca del senso più profondo della vita. La ricerca interiore, l’antico “conosci te stesso” dell’oracolo greco.

A diciotto anni ho scelto di dedicarmi allo studio appassionato della filosofia, e in particolare dei moderni esistenzialisti, all’Università Statale della mia città, dove mi sono laureato col massimo dei voti.

Con tutta l’energia della gioventù ho poi cominciato la mia gavetta – prima negli Stati Uniti, a New York e a Chicago, poi a Milano – nell’editoria e nella comunicazione.

Ma quel periodo intenso è stato presto interrotto da un primo evento tragico: Paola, la mia adorata sorellina allora ventenne, si è ammalata di AIDS.
Erano i primi casi di quella patologia allora sconosciuta, non si sapeva quasi niente. Paola era una ragazza forte e sanissima, nessun comportamento a rischio, mai. Era allegra e generosa, girava per la città col suo motorino e le cuffiette, cantando, e sapeva montare mobili, riparare tutto, era il super-artigiano di famiglia.

Eppure è successo proprio a lei, che ha cominciato una lunga lotta impari, durata dieci anni, gli ultimi dei quali sono stati strazianti.

Sono uscito sconvolto da quel lutto, ma pian piano mi sono rimesso in piedi grazie a una lunga psicanalisi junghiana – dieci anni -, una sistematica discesa nel profondo, tutta sulla scorta dei sogni, verso l’immaginario dell’inconscio.

Allora non lo sapevo, ma in quegli anni stavo già allenando quella capacità naturale che avrei scoperto di avere molto tempo dopo, e che mi ha convinto a mettermi a disposizione degli altri.

Per quanto utile e affascinante fosse l’esperienza psicoanalitica, però, con il suo avviarsi verso la conclusione, io provavo un vago senso di incompletezza, come se intuissi che c’era un orizzonte più vasto, ancora precluso al mio sguardo.

Forse perché in quella fase avevo già fatto – non per caso – un incontro che si sarebbe rivelato decisivo: le parole del Buddha sul dolore e sulla sofferenza, i più potenti strumenti di liberazione mai concepiti dalla mente umana.

Mi ero accostato a quegli insegnamenti, che di lì in poi mi hanno sostenuto e protetto senza accorgermene, in modo del tutto spontaneo.
Perché erano sempre stati là, pronti, disposti con discrezione lungo il tracciato della mia storia.

E per di più non mi imponevano nessuna ipoteca metafisica o fuga mistica dalla realtà, tutt’altro. Erano naturalmente in linea con la mia ricerca originaria e il mio approccio aperto ma ‘laico’.

Cominciai ad immergermi sempre più a fondo nello studio e nella pratica della meditazione, sia da solo sia in numerosi ritiri, con importanti maestri.

Finché i fili della mia esistenza privata e professionale hanno preso a intrecciarsi in una trama coerente, con la scelta di impegnarmi col corpo e con la mente nello straordinario percorso di Mindfulness Counseling della scuola di Pomaia.

Tre anni di ricerca e di affinamento di risorse meditative – ma anche di bellezza, di amicizia, e di tanti momenti gioiosi e scherzosi (sorrisi e risate sono una vera cura).

Un giorno, era la mia prima volta alla guida di un gruppo di semplice meditazione sulle sensazioni, accadde una cosa sorprendente.

Il silenzio calato su di me e attorno a me aveva all’improvviso una qualità speciale, tutti i miei compagni erano scesi in uno stato di coscienza profondo, di quelli che ti trasformano, ti rigenerano davvero.

E da allora è stato sempre così, sia a tu per tu con una persona che davanti a un gruppo.

Col tempo ho capito, insieme ai miei insegnanti, che questa mia predisposizione è frutto di una sinergia non comune tra la facilità di connessione con l’immaginario profondo e il timbro e il ritmo della voce.

La voce: un morbido filo conduttore nell’esplorazione del paesaggio interiore.

Con questa consapevolezza ho deciso di mettermi al servizio degli altri creando Liberidastress.

Un metodo veloce ed efficace di apprendimento degli antichi insegnamenti salutari e della pratica della meditazione, per liberarsi dal fardello dello stress quotidiano, contrastarne i terribili effetti e ripartire ogni volta più sani, leggeri e sereni.

Per aiutare concretamente anche chi è giustamente scettico o deluso dalle tante formule “magiche” di apprendisti stregoni e guru sfornati a getto continuo dal web.

Perché le pratiche e i corsi che io propongo hanno invece basi solidissime e coerenti sia nella tradizione sia nell’esperienza attuale e sono adatti a chiunque, a prescindere dagli orientamenti ideologici individuali.