Perché la paura, specie in periodi di emergenza collettiva, di pandemia o di guerra vicina, si sente girare: nei mezzi di comunicazione, nei social, nelle strade, nelle case.

La paura cresce e in qualche modo si nutre di se stessa, più la vediamo negli altri più sentiamo crescere la nostra, e alla fine la stessa paura ci fa paura.

Ma da dove ci arriva, e cosa è veramente la paura?

Che sia importante, lo vediamo tutti: la paura è una delle forze più potenti nella nostra vita. Influisce sulle nostre decisioni, sulle nostre azioni e sui loro risultati. La stessa nostra identità e quello che facciamo nel mondo sono in qualche misura stati, nel tempo, influenzati dalla paura, nelle sue varie forme.

La paura ci protegge

La paura è un antico sistema di allarme, quasi interamente automatico, che ci protegge, e si manifesta nella forma di un’emozione.

Un’emozione primitiva che coinvolge varie parti del nostro cervello e si esprime, come tutte le emozioni, nel corpo, spesso prendendolo in ostaggio.

Ha mantenuto la nostra specie in vita fin dai tempi più lontani, proteggendola dai pericoli rappresentati dai predatori, dai nemici, dai disastri naturali, dalle malattie.

E se siamo arrivati fin qui, se in questo momento siamo al mondo, lo dobbiamo a un lungo e corretto esercizio della paura da parte dei nostri antenati. Se qualcuno di loro non avesse avuto abbastanza paura, non sarebbe sopravvissuto, e noi non saremmo qui.

La nostra attenzione è attratta dalle notizie negative

Avere paura non è sbagliato, non è un segno di debolezza. Averla è del tutto naturale e sano. E’ una meravigliosa tattica di sopravvivenza.

Ma proprio per questo, il nostro cervello ha sviluppato una tendenza a vedere i pericoli e le negatività in arrivo più delle buone notizie e delle cose buone che abbiamo.

Durante i 600 milioni di anni di evoluzione del nostro sistema nervoso, i nostri antenati hanno avuto la scelta tra commettere due errori:

Guarda il Video

  • Pensare che ci fosse una tigre dietro ai cespugli quando in realtà non c’era

  • Non pensare che ci fosse una tigre dietro ai cespugli quando in effetti c’era

Il primo errore portava ad essere preoccupati e stressati senza un vero motivo.

Il secondo errore portava alla fine (di qualsiasi possibilità di errore)!

Chi commetteva il secondo errore veniva semplicemente eliminato dalla possibilità di contribuire all’evoluzione della specie.

Ecco perché, per il solo fatto di essere al mondo, potremmo dire di essere dei professionisti della paura, degli esperti che si sono specializzati in centinaia di milioni di anni.

Ed ecco perché le esperienze negative vengono archiviate nella nostra memoria molto più velocemente delle esperienze positive.

Tendiamo naturalmente a esagerare i pericoli e a sottostimare le opportunità e la nostra attenzione è naturalmente attratta dalle cattive notizie, come ben sanno i media, i social media e i creatori di consenso.

Questo non significa che i pericoli non ci siano. Significa invece che dobbiamo tarare la nostra attenzione e riportarla a vedere la realtà per come è, nel bene e nel male, perché oggi i pericoli sono cambiati.

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I pericoli oggi sono cambiati

Al giorno d’oggi i pericoli sono cambiati, non sono più quelli che minacciavano i nostri antenati. Nelle strade delle nostre città non ci sono predatori, continui disastri naturali, nemici che attentano alla nostra vita o al nostro spazio vitale non appena ci distraiamo un momento.

Il quadro è del tutto diverso ma quel meccanismo antico continua a scattare lo stesso, innescato dalla nostra immaginazione di possibili pericoli, suscitando la stessa antica reazione del nostro corpo.

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Entrano in circolazione ormoni come cortisolo e adrenalina, e per permetterci di reagire efficacemente vengono sospese importanti funzioni come la digestione, il sonno, la percezione della stanchezza.

E, in particolare, l’antico meccanismo di allarme è fatto per bypassare l’attività razionale, che potrebbe rallentare l’azione di salvezza. Tutta l’energia è indirizzata alla muscolatura e al cuore.

Quando abbiamo paura, entriamo in uno stato di stress, spesso continuo e diffuso, anche se a bassa densità.

Di cosa abbiamo paura, al giorno d’oggi?

Anche se abbiamo eliminato gran parte dei pericoli che infestavano le vite quotidiane dei nostri lontanissimi antenati, la paura resta. Ma di cosa?

Alcune ricerche hanno mostrato come oggi le paure più diffuse siano legate a possibili scenari politici, a possibili attacchi terroristici, a epidemie virali, al furto della nostra privacy da parte dei governi e delle grandi società.

Ma le paure che ci tolgono il sonno sono quelle che ci toccano da vicino:

Molte di queste paure nascono da un giudizio di inadeguatezza su noi stessi e comportano l’immaginazione di uno scenario negativo che a forza di essere immaginato spesso si verifica.

Sono paure che esistono nella nostra mente perché le nutriamo, e che si manifestano nelle nostre azioni.

Per esempio la paura di perdere un compagno o una compagna può portare a non vedere che in realtà la relazione non ha veri problemi, ad esagerare normali difficoltà fino a renderle davvero importanti.

Quando le nostre decisioni si fondano sulla paura, anche se questa paura è a bassa intensità, anche se non ha motivi reali, sono quasi sempre sbagliate. La paura non è fatta per decidere, ma per agire.

Tutto diventa negativo e pauroso

Quando siamo in uno stato di paura, anche se non intenso, anche se non ce ne rendiamo conto, tutto tende a diventare pauroso.

E’ capitato a tutti, mentre guardiamo un film pauroso, di sobbalzare per un rumore o il tocco di qualcuno. Oppure capita che se nostro figlio riceve una diagnosi seria, ci sentiamo spaventati anche solo ad entrare in ospedale.

Ancora una volta: la paura di per sé è un sistema di allarme efficace e naturale, ma dobbiamo tararlo. Dobbiamo essere consapevoli di avere una tendenza naturale a ingigantire gli scenari negativi.

Scopriamo quali sono le nostre paure grazie alla meditazione

Avere paura si manifesta spesso in modo confuso, come una tendenza alla preoccupazione un senso di insicurezza non ben definiti.

Non è una bella sensazione, una sensazione piacevole, e per questo la nostra tendenza è quasi sempre di evitarla.

Attraverso distrazioni, o evitando situazioni che sappiamo che la porterebbero a galla: come parlare in pubblico, volare, affrontare situazioni nuove.

Eppure, finché le evitiamo, le nostre paure restano. L’unico modo di affrontare la paura, di qualsiasi tipo sia, è guardarla e passarci attraverso.

Frequentare le nostre paure può sembrare contro intuitivo, potremmo temere di fare sorgere la madre di tutte le paure: quella della paura stessa.

Ma durante la pratica meditativa possiamo raggiungere una prospettiva sicura dalla quale osservare quello che succede nella nostra mente e nel nostro cuore con affetto, senza reagire emotivamente.

Potremmo allora scoprire che:

  • Confrontarci con le nostre paure, invece di evitarle, ci fa apprezzare noi stessi. Ogni volta, acquistiamo un poco più di forza mentre la nostra paura diminuisce di intensità

  • Sentendoci più sicuri, il nostro comportamento cambia e ci spaventa sempre meno

  • Molte paure si riducono ad essere semplicemente paura di avere paura, non hanno un vero motivo di esistere

Riconosciamo le nostre risorse

E’ giusto riconoscere i veri pericoli e le vere cattive notizie, ma possiamo farlo proprio ascoltando le nostre radici e lasciando emergere la nostra forza.

Clicca sulle Radici e ascolta

E’ nutrendo e riconoscendo questi aspetti della nostra vita e del mondo in cui viviamo che possiamo affrontare e superare momenti storici così difficili come quelli che stiamo vivendo.

Solo così alla nostra attenzione potranno arrivare anche le buone notizie

Con un allenamento quotidiano che ci porta sempre più a vedere le cose buone, anche (apparentemente) piccole, che la vita ci offre ogni giorno e che tendono ad essere offuscate dall’attenzione spasmodica al pericolo e alle negatività.

  • Le nostre risorse

  • Le nostre capacità

  • Le nostre possibilità e occasioni

  • I nostri affetti

  • I nostri talenti

  • I nostri meravigliosi sensi

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